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BLOCCO DELLE ASSUNZIONI - UNA SCELTA CONTRO I CITTADINI E CONTRO LE IMPRESE


Come emerso dalle nostre precedenti indagini, amministrazioni comunali e sanità veneziane soffrono un calo di personale oramai impossibile da sopportare, come dimostrano anche le recenti mobilitazioni dei medici e dirigenti del servizio sanitario nazionale e le varie vertenze locali nelle quali come Cgil siamo in prima linea per chiedere assunzioni oltre ad una migliore organizzazione del lavoro funzionale a garantire servizi ai cittadini.

Con questa ultima breve analisi abbiamo allargato il focus anche alle ‘funzioni centrali’ (ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici) e agli altri enti locali (tra i quali Regione veneto, Città metropolitana di Venezia) esaminando sempre i dati del conto annuale della ragioneria dello stato ed il numero degli addetti al momento delle elezioni RSU negli anni 2007, 2012, 2015

Quanto emerge preoccupa e non poco sul fronte della tenuta dei servizi ai cittadini, dato che tutto il pubblico impiego dell’area metropolitana vede una diminuzione costante degli addetti. Se sommiamo a questo trend lo slittamento a novembre 2019 delle nuove assunzioni nella pubblica amministrazione deciso con la manovra economica di questi giorni, è lampante come molte attività o cesseranno o verranno esternalizzate per poter essere garantite.

I NUMERI

Dai dati del 2015 sono 1.455 in meno i dipendenti pubblici dell’area metropolitana di Venezia rispetto al 2007, 639 rispetto al 2012, calando da 24.270, 23.454 e 22.815.
Nel dettaglio è quello delle Funzioni Locali il comparto che soffre maggiormente in termini percentuali, con un calo del 6,2 rispetto al 2007 e del 4,6 nel 2012, seguito dalle Funzioni Centrali e dalla Sanità.

I numeri sono allarmanti perché con il blocco del turn over previsto dal governo e l’ipotesi di dare il via a quota 100 dalla prossima primavera si rischia seramente il collasso dei servizi pubblici.
Ad esempio, come abbiamo già avuto modo di spiegare analizzando le fasce di età nelle Funzioni Locali nei mesi scorsi, nei comuni del veneziano potremmo avere un 11% in meno di addetti con gravi ripercussioni su servizi al cittadino che verranno inevitabilmente tagliati. Se consideriamo inoltre che, con le nuove normative, ad alcuni uffici vengono assegnate nuove competenze, come ad esempio il reddito di cittadinanza ai Centri per l’Impiego, è ovvio che il sistema non può reggere senza nuove assunzioni.

Il blocco influenzerà in modo drammatico anche la decina di Ipab che oggi già rischiano la privatizzazione e il decadimento della qualità dell’assistenza e che già hanno la maggior parte del personale che svolge lavori gravosi non più giovane in un settore che conta oltre 1400 addetti in tutta l’area metropolitana.

Anche nella Sanità l’aspetto della carenza di organico porterà, senza un serio e rapido piano di assunzioni, a chiusure di servizi o reparti
oppure a casi sempre più frequenti di esternalizzazioni. Sono all’ordine del giorno le segnalazioni di reparti con organici ridotti all’osso e che faticano ad affrontare il carico di lavoro quotidiano. Sono rivendicazioni comuni sia al personale del comparto, che a quello medico. Ricordiamo che non più di un mese fa i medici hanno scioperato per chiedere nuove assunzioni e stiamo parlando, qui nell’area veneziana, di personale sempre più anziano con più del 39% di addetti con età compresa tra i 55 e i 64 anni.

Nelle Funzioni Centrali, anche se il calo percentuale è di poco inferiore agli altri due comparti, la situazione è ugualmente preoccupante.
Prendiamo in esame l’INPS: siamo di fronte a una vera e propria ecatombe: oltre il 25% di personale in meno dal 2007 al 2015. Ci chiediamo come potranno essere erogate le prestazioni assistenziali dell’Istituto con la puntualità necessaria.
Situazione simile al Ministero della Giustizia dove il personale è calato di quasi il 13% nello stesso periodo nonostante ad ogni cambio di governo si parli di assunzioni e stabilizzazioni che poi non vengono effettuate.

La scelta di bloccare le assunzioni è una decisione contro i cittadini e contro il sistema economico. È del tutto evidente che anche il sistema produttivo verrà penalizzato da queste scelte perché inevitabilmente troverà delle pubbliche amministrazioni meno efficienti e meno puntuali nel rispetto dei tempi.

Non è pensabile rilanciare le pubbliche amministrazioni se si continua ad avere un’età media che supera i 50 anni di età e con investimenti in formazione sempre decrescenti e che non guardano a profili professionali innovativi.

Come Cgil siamo pronti a tutte le forme di mobilitazione per contrastare questa scelte che rischia di compromettere la tenuta sociale del nostro territorio e rischia di penalizzare proprio quei cittadini più deboli che dei servizi pubblici hanno più bisogno.