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Chiarezza sugli ospedali di Dolo e Mirano


I cittadini e gli operatori sanitari della Riviera e Miranese non sono di serie B

Venezia, 9 maggio 2020 - Ulss 3 e Regione Veneto decidano al più presto se il presidio ospedaliero di Dolo deve rimanere Covid oppure se può gestire prestazioni sanitarie anche per pazienti non positivi al Virus.

Questa decisione va presa senza più tentennamenti o ritardi perché, con l’avvio della fase 2, e quindi con la ripresa delle attività chirurgiche non solo urgenti ma anche ordinarie, i posti letto chirurgici presenti a Dolo prima della sua trasformazione sono fondamentali per gestire questa fase.

Le schede ospedaliere hanno previsto per il presidio di Dolo 333 posti letto, dei quali 87 chirurgici e 25 dell’area materno infantile che comprendono ostetricia (con punto nascite) ginecologia e pediatria. Il mantenimento di Dolo come Ospedale Covid "elimina" questi posti, con la conseguenza che l’area della Riviera e Miranese avrà delle ricadute sulla capacità di ricoverare sia in urgenza e sia per interventi programmati, penalizzando i cittadini di questo territorio.
Come Cgil riteniamo rischiosa e penalizzante per tutta l’Ulss 3 la conferma di Dolo come Area Covid, perché gli altri ospedali non saranno in grado di coprire questo taglio di posti letto chirurgici che determinerebbe una riduzione di servizi sanitari offerti alla popolazione in tutto l’ambito territoriale dell’Ulss Serenissima.

Va in ogni caso deciso in tempi rapidi il futuro di Dolo anche per un altro aspetto fondamentale, la tenuta dell’Ospedale di Mirano. Questo presidio, con i posti letto messi a disposizione per le specialità chirurgiche (12 di ortopedia, 5 di urologia e 16 di chirurgia) non riesce a soddisfare le richieste dei pazienti che sono mesi che aspettano un intervento chirurgico.
Purtroppo, anche per quanto riguarda i ricoveri urgenti ci sono difficoltà sui posti letto sia chirurgici, sia internistici perché non sempre sono disponibili comportando il trasferimento dei pazienti Covid negativi con patologia internistica in altri ospedali, tra cui Dolo.

Quindi ci troviamo con un Ospedale Covid che in realtà accoglie anche pazienti Covid negativi (da Mirano) al quinto piano del monoblocco, dove si trovavano i reparti chirurgici prima dell’emergenza, una scelta rischiosa perché i percorsi dei pazienti ricoverati non sono "puliti" se un ospedale continua ad essere Covid.

A questo punto ci chiediamo, perché non procedere con un piano di rientro a Dolo anche delle attività chirurgiche? Con un numero di pazienti Covid positivi ricoverati in terapia intensiva prossimo allo zero, non ci sarebbe più la necessità di mantenere tutte le sale operatorie come posti letto di terapia intensiva aggiuntivi. Sicuramente va mantenuta pronta tutta l’attrezzatura usata per attivare questi posti aggiuntivi nel caso di una riesplosione dell’emergenza.

Inoltre, come si possono ricoverare a Dolo pazienti Covid negativi con patologie internistiche ma non pazienti chirurgici? Anche perché, se un paziente necessita di un intervento chirurgico in urgenza o perché non più procrastinabile, va operato e ricoverato anche se positivo. Quindi in tutti gli altri presidi ci potrebbero essere pazienti positivi chirurgici ricoverati, tranne a Dolo.

Non vorremmo che su Dolo si avesse in mente un’operazione diversa da quella legata all’emergenza e la sua trasformazione in Ospedale Covid, quella di non riaprirlo con le specialità chirurgiche, ma come ospedale per pazienti internistici Covid positivi e Covid negativi.

Le stesse considerazioni si devono fare per le prestazioni ambulatoriali specialistiche e le prestazioni della Fisioterapia Riabilitativa. Non comprendiamo il perché non si possano riaprire, visto che i poliambulatori a Dolo erano già collocati in un padiglione distaccato dalle strutture ospedaliere, e quindi anche per la Fisioterapia si potrebbero creare percorsi puliti di accesso per l’utenza.
Non vorremmo che la non possibilità di accedere a queste prestazioni all’interno del presidio di Dolo spingesse la popolazione del territorio della Riviera a spostarsi sul privato accreditato o, cosa ben più grave, a rinunciare alle prestazione per la difficoltà di spostarsi in altri presidi.

Chiediamo alla Regione Veneto di chiarire la questione Dolo al più presto. Un territorio di più di 200 mila persone come quello della Riviera e del Miranese ha bisogno di avere in tempi rapidi un piano di rilancio delle strutture precedenti e non certo una loro riduzione.
Come Fp Cgil ringraziamo gli operatori che con pazienza e dedizione stanno reggendo un carico di lavoro e di stress da troppo tempo oltre l'ordinario. Come sindacato vogliamo essere chiari con tutte le forze politiche: o si chiarisce in tempi brevi la situazione o siamo pronti alla mobilitazione senza escludere nessuna forma di lotta.

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