Città Metropolitana - verso lo sciopero del 6 ottobre
Si terrà il prossimo 6 ottobre lo sciopero dei lavoratori della città Metropolitana per difendere i servizi ai cittadini e il salario dei lavoratori.
Come Cgil dobbiamo denunciare ancora una volta che la Legge Delrio si sta dimostrando un vero e proprio fallimento. Il provvedimento doveva ridurre i costi della politica e garantire i servizi mentre, al momento, stanno restando i politici in carica ma vengono ridotti i servizi ai cittadini anche a causa delle scelte della Regione Veneto che penalizzano la città Metropolitana.
A questo si aggiunge anche il continuo taglio ai trasferimenti al sistema degli Enti Locali che come denunciato dalla stessa Unione delle Province porterà gli enti a rischio collasso.
Per la Città Metropolitana di Venezia secondo i dati dell’osservatorio della Finanza Locale del Ministero degli interni possiamo rilevare che:
Per quanto riguarda il percorso di revisione delle funzioni in Veneto non possiamo che rilevare come la Città Metropolitana sia fortemente penalizzata dal riordino delle competenze in atto. Venezia viene equiparata a tutte le altre Province, cosa non fatta in altre Regioni italiane, e non si riconoscono competenze particolari, anzi si è persino congelata la competenza sull’urbanistica, a differenza della prevista specificità montana che verrebbe salvaguardata.
Permane comunque grande incertezza su funzioni fondamentali come quelle del mercato del lavoro e della Polizia Provinciale.
Per quanto riguarda il mercato del lavoro ed in particolare la funzione dei centri per l’impiego la Regione ha predisposto un progetto di legge che verrà discusso in Consiglio regionale e che trasferisce le competenze a Veneto Lavoro.
Come Cgil crediamo che serva garantire, come fatto per il restante personale delle funzioni non fondamentali, la tenuta occupazionale dei circa 25 lavoratori della Città Metropolitana, e la garanzia di maggiori investimenti su questo settore strategico. Settore che dipende anche dal finanziamento statale, che copre 2/3 dei costi, e che se non verrà garantito, proprio come scritto nel provvedimento della Giunta Regionale, determinerà l’annullamento del provvedimento stesso.
La recente riforma del mercato del lavoro ha aumentato le competenze dei Cpi prefigurando l’obbligo per ogni singolo richiedente Naspi di rivolgersi al Cpi di competenza per la stipula del Patto di Servizio (entro 15 giorni). La normativa prevede azioni di orientamento e di accompagnamento al lavoro, che richiedono tempi di gestione medio lunghi per ogni singolo utente e competenze professionali altamente specializzate. Per di più, oltre all’attività previste dal D.lgs 150/2015, i Cpi sono chiamati a gestire progetti di vario tipo, che gravano ulteriormente sui carichi di lavoro che sono assolutamente sproporzionati rispetto al numero di operatore addetti (Garanzia Giovani, Garanzia Adulti, ecc).
Si registrano, inoltre, crescenti picchi di lavoro collegati alla fine della stagione turistica, ci ricordiamo tutti le code dalle 5 del mattino che affollavano i centri per l’impiego di San Donà e Portogruaro lo scorso anno e degli insegnanti precari a fine anno scolastico, oltreché, in genere, nei primi giorni del mese.
Per quanto riguarda invece la Polizia Provinciale risulta grave la situazione dei lavoratori che sono appesi all’esito della sentenza della Corte Costituzionale a cui il governo ha impugnato la Legge del Veneto. Ad oggi la copertura economica di questa funzione è determinata sino al 31/12/2017 e pertanto dovrà esserci un percorso chiaro che determini il futuro di questi lavoratori che svolgono funzioni fondamentali in un territorio come quello veneziano sia di polizia amministrativa che ambientale.
Consideriamo anche grave la situazione della formazione professionale che rischia di essere definitivamente smantellata. La scelta della Regione di avocare a sè la competenza sta determinando una significativa precarietà del servizio che vede convenzioni con i soggetti approvate su base annuale e che potrebbe, senza chiari interventi programmatori almeno triennali, mettere in discussione la programmazione stessa. Troppo spesso sentiamo parlare dell’importanza della formazione professionale e poi assistiamo ad una quasi totalità di assenza dei finanziamenti e della programmazione. Auspichiamo che anche le associazioni di categoria si battano insieme ai sindacati per rilanciare la nostra formazione professionale che va sicuramente rivista e aggiornata alle attuali esigenze ma non cancellata.
Per quanto riguarda la città metropolitana, solo rispetto allo scorso anno, ci saranno 4 classi in meno a dimostrare come i nostri Cfp di Chioggia, Marghera e San Donà rischino una graduale scomparsa.
Anche per quanto riguarda il turismo, inutile ricordare che rilevanza assuma a Venezia, la competenza è stata riportata in capo alla Regione pur lasciandola operativamente in città metropolitana con il risultato di non investire su un adeguato numero di lavoratori su un settore strategico. Come in altri settori siamo in presenza di carichi di lavoro sproporzionati rispetto al personale in servizio. Le soluzioni fino ad ora adottate sono state solo azioni di tamponamento che devono ormai essere superate in tempi brevi con una dotazione organica stabile ed adeguata alle esigenze.
Dobbiamo anche ricordare che il presidente della Città Metropolitana Luigi Brugnaro ha fatto ormai due anni fa la scelta scellerata di chiudere l’Azienda di promozione turistica.
Per queste ragioni abbiamo più volte ribadito la necessità di effettuare una verifica dal punto di vista anche legale, sulla possibilità di utilizzo del personale ex APT (circa 20 persone) in quanto già in possesso di competenze “spendibili" nel settore.
Lo sciopero del 6 ottobre ha quindi lo scopo di chiedere un chiaro cambio di passo al Governo e alla Regione Veneto per investire in modo chiaro e deciso sui livelli territoriali e non mettere in ginocchio definitivamente competenze e servizi importanti per i cittadini.
Venezia, 1 settembre 2017
September 2nd, 2017