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Emergenza influenza - ancora ospedali veneti al collasso


L’emergenza “influenza" che colpisce - in particolare - bambini e anziani sta generando in tutte le strutture del Veneto un “collasso" organizzativo e gestionale. Puntualmente, di questo periodo, aumenta la domanda di ricovero ospedaliero nelle aree mediche e come ogni anno si assiste ad un incremento di accessi ai Pronto Soccorso accompagnati da ricoveri che le sole medicine non riescono a soddisfare.

In tutte le strutture del Veneto le segnalazioni sono le medesime: aggiunta di posti letto bis e ter nelle aree mediche, con sovraffollamento di degenti ai quali non corrisponde alcun incremento del personale, appoggi di degenti medici nei reparti chirurgici e nelle specialità che già di per sé devono far fronte al rispetto dei tempi di attesa nelle prestazioni che inevitabilmente vengono ridotte.

Tutti gli anni il tema “emergenza" si ripresenta come fosse una novità. Eppure la Legge Regionale di programmazione socio-sanitaria del 2012 aveva identificato nell’aumento dell’età e dei problemi connessi all’invecchiamento uno degli elementi più delicati ai quali si doveva far fronte. E, nero su bianco, si dovevano attivare interventi programmati – entro il 2016 – che sviluppassero attività domiciliari, posti letto non ospedalieri in grado di dare assistenza e cura alle persone anziane dimissibili ma non domiciliabili (gli ospedali di comunità), sviluppo e riforma del sistema dei centri di servizio (IPAB) in grado di supportare il sistema socio-sanitario.

Queste priorità di intervento sono venute meno e la Regione si è concentrata su aspetti burocratici (Azienda Zero e aggregazione delle Ulss) che non incidono affatto sulle condizioni materiali di cittadini e personale. Peraltro l’elemento che indispettisce è che lo stesso legislatore regionale che aveva previsto di intervenire sulle priorità, alcune addirittura annunciate per completate senza che nei fatti questo sia avvenuto, è lo stesso che oggi ci spiega che per fare taluni interventi servono le risorse. Ma la Legge di programmazione socio-sanitaria non l’abbiamo fatta noi!

E non serve banalizzare spiegando che anche nelle altre regioni si sta verificando medesimo problema.

Rispetto alla situazione attuale noi pensiamo si debbano fare subito alcune cose senza porre vincoli alle Ulss:

  • Autorizzare subito le Ulss ad assumere personale per far fronte all’emergenza, pena l’interruzione di pubblico servizio;
  • Autorizzare e finanziare l’estensione di posti letto nelle strutture residenziali, i cd “posti di sollievo", per quei pazienti che sono dimissibili dall’ospedale ma le cui condizioni non consentono di essere seguiti al domicilio;
  • Autorizzare e finanziare l’inserimento nelle strutture residenziali di medici di continuità assistenziale che al momento siano ad uso esclusivo di queste strutture per garantire copertura nelle 24 ore.

Nel medio periodo, poi, non ci sono più scuse procedere speditamente alla riforma delle IPAB incrementando fabbisogni di residenzialità e posti letto di sollievo (strutture intermedie) e procedere ad un piano di assunzioni straordinario di personale medico e socio-sanitario nell’ambito dei piani triennali delle assunzioni.

FP CGIL VENETO

16 gennaio 2017.