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Medici di Base - Sì all'assunzione nel servizio pubblico

La FP CGIL e la FP CGIL Medici del Veneto considerano il dibattito che si sta svolgendo sui giornali tra Regione Veneto e Medici di Medicina Generale alquanto surreale e lascia invariati i problemi che affliggono la nostra sanità.

Non vogliamo entrare nel merito degli stipendi dei Medici di Medicina Generale (MMG) contrapposti a quelli dei medici ospedalieri in quanto l’argomento sembra usato in modo strumentale da più parti (MMG, Regione, alcuni sindacati ospedalieri) anche se alcune precisazioni sono doverose a seguito della pubblicazione sui giornali di cifre relative a retribuzione e costi (di gestione) dell’attività e a molti altri oneri che, seppur sostenute dai MMG, è vero che vengono poi recuperate, quasi interamente, in sede di dichiarazione dei redditi. Il MMG è infatti un libero professionista con partita IVA incaricato di pubblico servizio in base ad un ACN con la pubblica amministrazione.

Ci teniamo a ribadire che non tutti i MMG sono uguali: accanto ai massimalisti (1.800 assistiti) che sono anche liberi professionisti (ad es. dentista, medico del lavoro, ecc.) o che lavorano nelle Case di riposo 22 ore alla settimana, ci sono colleghi con pochi assistiti e che fanno, magari a 60 anni, ancora la guardia medica. Ci sono poi quelli che si limitano alle ore “dovute" (1 ora ogni 100 assistiti a settimana) e quelli che sono presenti in ambulatorio per 30 e più ore. Forse il primo problema “contrattuale", soprattutto dei bravi medici, è che molto sia affidato alla buona volontà dei singoli, al contrario dei medici ospedalieri che sono incardinati, come lavoratori dipendenti, in una struttura contrattuale più definita e precisa.

Proprio per questo la nostra “storica" proposta è di far confluire la medicina generale nell’ambito della dipendenza pubblica togliendo il rapporto di convenzione. In questo modo vi potranno essere diritti e doveri chiari e soprattutto sarà chiarito il rapporto (in termini di retribuzione a fronte di risultati) tra la medicina generale e il SSN. Mancano infatti i presupposti perché il sistema, rappresentato dalla medicina convenzionata e dai professionisti dipendenti del SSN possano dialogare/integrarsi e trovare le soluzioni di salute per i cittadini. Quello che non funziona è proprio la medicina sul territorio che non è solo un problema di numeri (quante medicine integrate, quanti posti letto di ospedale di Comunità) ma anche e soprattutto di obbiettivi di salute e di rapporto costi/benefici.

Ha ragione l’assessore Coletto a preoccuparsi per come sono state previste le Medicine di Gruppo Integrate (MGI) dalla DGR 751/2015. La concentrazione dei Medici di Medicna Generale nelle MGI crea problemi nelle zone a bassa densità abitativa. Lo avevamo detto nel 2015, siamo felici che l’assessore oggi condivida l’assunto e confidiamo che arrivi a condividere, in meno tempo, anche la necessità di capire come rendiamo efficiente il sistema. Quanti professionisti si occupano di diabetici dalla prevenzione alla cura? I Distretti, i Dipartimenti di Prevenzione, l’Ospedale e le Medicine di Gruppo Integrate come lavorano integrati? Quanti soldi spende il SSR per far fare a tutti le stesse cose? E con quali risultati? I Dipartimenti di Prevenzione sanno che esistono e che cosa fanno le Medicine di Gruppo e i Medici di Medicina Generale?

L’inadeguatezza della sanità territoriale è palese, anche per responsabilità della regione che, prima ha ridotto i posti letto ospedalieri (3 ogni 1.000 abitanti contro gli 8 della Germania) senza compensarli con posti letto di “strutture intermedie", poi addirittura con la DGR 1714 del 24/10/2017 ha tagliato ulteriormente i posti letto di strutture intermedie prima ancora di averle attivate.

Alla fine, lo sottolineiamo, ci sembra inutile fare polemiche sui giornali che nuocciono all’immagine dei tanti professionisti seri e coscienziosi.

Come Cgil chiediamo alla Regione Veneto un tavolo regionale tra medici dell’ospedale e medici di base per costruire un approccio integrato alla salute dei cittadini. Concretamente dovremo chiederci se le AFT (aggregazioni funzionali territitoriali) e gli OdC (Ospedali di Comunità) funzionano davvero misurandone gli outcome (es.: riduzione degli accessi al Pronto Soccorso per codici bianchi dove ci sono AFT), se il rapporto costi/benefici è favorevole ai secondi (c’è il rischio che diventino occasioni di altre spese per collocare non professionisti ma altre figure), se la costituzione di una MGI nella città non depauperi le zone periferiche vicine (paesi senza MMG). In pratica non serve solo annunciare o anche attivare una struttura ma serve soprattutto chiarire lo scopo e verificarne il funzionamento. Se la Regione riuscirà a governare questo processo, evitando che il territorio diventi proprietà della medicina generale e l’ospedale proprietà dei professionisti dipendenti senza che gli uni e gli altri riconoscano la reciproca necessità di integrarsi, allora la Regione offrirà veramente ai cittadini di questa regione un Servizio Sanitario di qualità.

Venezia 15 novembre 2017.




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