Medici Veneto - sempre più anziani e meno pagati
Il Governo nazionale deve rinnovare i contratti e la Regione fare un chiaro piano di assunzioni 2018/2020.
I dati aggiornati del conto annuale della ragioneria dello Stato per quanto riguarda il personale Dirigente Medico non fanno altro che confermare le considerazioni che, da tempo, abbiamo fatto come Cgil in merito a: innalzamento dell’età media e riduzione del costo del lavoro.
Il personale medico risulta sempre più
sotto stress ed in grandi difficoltà anche per la scarsa costruzione
della sanità territoriale che stenta a partire. Risulta particolarmente
preoccupante la percentuale di medici in uscita nei prossimi 10 anni che
rischia di portare al collasso la sanità veneta.
Partendo dal
numero degli addetti possiamo constatare come il personale subisca
variazioni non sostanziali passando, dal 2010 al 2015, da 6.964 a 7.010
medici determinando un aumento di 46. Va tenuto conto che questo aumento
è determinato in particolar modo dalla crescita delle Ulss vicentine di
54 unità e da quelle trevigiane di 31 unità.
Tale scelta, pur essendo aumentati i
bisogni di salute della cittadinanza, determina inevitabilmente un
aumento del carico di lavoro sul personale in servizio che non può
essere in alcun modo considerato sufficiente anche in virtù dell’aumento
dell’età anagrafica.
Per quanto riguarda l’età anagrafica del
personale dobbiamo registrare come vi sia un aumento che porta l’età
media del 2010 49,47 a quella del 2015 di 51,06. Un aumento che
conferma come il turnover abbia solo parzialmente contenuto l’aumento
dell’anzianità del personale che arriva a cinquant’anni in un settore,
che è bene ricordarlo, lavora su turni di 24 ore.
Il dato che fa emergere come la situazione dei carichi di lavoro connessa all’età anagrafica sarà sempre più preoccupante ed ingestibile deriva dall’analisi dei numeri sul personale che potenzialmente potrebbe uscire nei prossimi 10 anni.
Per quanto riguarda il personale medico registriamo tra i 55 e i 59 anni di età 1.700 addetti pari al 24,25% e tra i 60 e i 64 anni di età 1.157 pari al 16,50% per un totale di personale sopra i 55 anni di 2.857 unità pari al 40.75%. Risulta quindi evidente che quasi metà del personale in servizio svolge, pur avendo superato i 55 anni di età, lavori gravosi su una turnazione di 24 ore. Desta forte preoccupazione anche il fatto che circa la metà del personale medico nei prossimi 10 anni raggiungerà i requisiti per il pensionamento e questo rischia, se non adeguatamente accompagnato, di creare grandi difficoltà per la tenuta dei servizi che per il passaggio di competenze.
Il dato delle assenze per malattie passa da una media per gli uomini nel 2010 di 7,03 a una media nel 2015 di 6.36 e per le donne da una media nel 2010 di 9,74 a una media nel 2015 di 9,29. Questi dati evidenziano non solo un basso tasso di malattia del personale medico, ma anche il fatto che assenze che sono del tutto fisiologiche vengano addirittura ridotte proprio a causa dell’assenza di ricambio. Questo dato dimostra come le numerose campagne sull’assenteismo e sui fannulloni del pubblico impiego siano, dati alla mano, destituite da ogni fondamento e che proprio la grande dedizione del personale al proprio lavoro permetta la qualità dell’assistenza che ancora oggi viene garantita.
Per quanto riguarda il costo del personale inteso complessivamente e non solo le retribuzioni del personale registriamo un calo di 1.514,94 euro medi a dimostrazione del fatto che il blocco del contratto nazionale sta colpendo anche i medici.
Si passa da una spesa di 76.727,26 euro 75.212,31 euro che evidenzia come vi sia da parte delle Ulss un minore investimento sul proprio personale che, nonostante l’aumento dell’anzianità anagrafica, non vede riconosciuto un aumento contrattuale da 7 anni e riduzioni su voci importanti come gli investimenti in formazione continua di cui, sempre più spesso, si fanno carico direttamente i lavoratori.
Considerazioni finali
Tale analisi dei dati dimostra come le
nostre denunce e le nostre rivendicazioni rispetto ad una migliore
organizzazione della sanità veneta ed un maggiore investimento sul
personale sia nell’interesse di tutti i cittadini.
Non è possibile
pensare di avere un sistema sanitario efficiente e di qualità, con
personale che aumenta di anzianità anagrafica e carichi di lavoro, che
possa a lungo accettare di garantire, con la propria fatica, un sistema
che progressivamente rischia il collasso.
Servono a tutti i livelli
interventi urgenti per costruire un vero progetto socio sanitario che
prenda in carico i cittadini e sia in grado di rispondere ai bisogni
sempre crescenti della popolazione che, come tutti sappiamo, però sta
rinunciando con numeri sempre più alti alle cure. Investire sui
lavoratori, sui professionisti della sanità vuole dire investire sulla
qualità della vita di tutti i cittadini.
Daniele Giordano
Segretario Generale Fp Cgil Veneto
Antonio Vianello
Segretario Fp Cgil Medici
July 10th, 2017